Il rumore nei ristoranti
Presentato da ACC – The Audiology Awareness Campaign
I livelli di rumore nella maggior parte dei ristoranti sono talmente elevati da interferire con una normale conversazione, anche nel caso di frequentatori privi di problemi di udito.
Una delle più comuni lamentele riportate agli audiologi dai loro pazienti si riferisce alla difficoltà di ascolto nei ristoranti rumorosi. Sembra che, insieme ai film, alle serie TV e al mondo in generale, i ristoranti siano diventati più rumorosi che mai prima d’ora. Musica di sottofondo alta, sbattimenti di piatti e posate e toni degli altri clienti sempre più elevati per farsi sentire concorrono a rendere l’ambiente del ristorante particolarmente affaticante e financo frustrante se si vuole portare avanti una qualsiasi conversazione.
Anche le persone con un udito normale si lamentano dei ristoranti rumorosi. Secondo il sondaggio Zagat sui ristoranti americani (iniziato nel 1982 e accreditato di alti riconoscimenti, con oltre 15,000 ristoranti recensiti in tutti gli stati degli USA) il rumore è il secondo reclamo più comune da parte dei frequentatori di ristoranti (dopo quello di un servizio scadente).
Due ricercatori di audiologia dell’Università della California a San Francisco decisero qualche tempo fa di misurare i livelli di rumore in cinque diversi ristoranti. Quelli scelti variavano da semplici bar/ristoranti a ristoranti a conduzione familiare per finire con ristoranti dotati di ambienti eleganti e raffinati. I livelli di rumore misurati furono mediati su finestre temporali di un’ora tra le 18:00 e le 22:00.
I ricercatori scoprirono che i livelli medi di rumore variavano tra i 50 e i 90 decibel sulla scala “A” (dBA), quando una normale conversazione si svolge a circa 45-50 dB. I livelli più alti raggiungevano mediamente i 110 dBA, con picchi di addirittura oltre i 140 dBA, ovvero ben al di là della soglia di tolleranza di qualsiasi ascoltatore.
I ristoranti a conduzione familiare risultarono significativamente più tranquilli dei bar/ristoranti. I ristoranti “eleganti, di fascia alta” dimostrarono, a loro volta, di offrire ambienti di gran lunga più silenziosi dei precedenti, con divari nell’ordine di 20 dB. Se ne poté trarre la conclusione che gli avventori dei ristoranti più eleganti e costosi non solo ricevono delle pietanze e un servizio migliore, ma godono anche del miglior ambiente di ascolto. Un fatto di non poco conto, considerando che le persone affette da ipoacusia neuro-sensoriale necessitano, per poter seguire la conversazione dei loro commensali, di un rapporto segnale/rumore sensibilmente più favorevole rispetto alle persone con un udito normale, ciò indipendentemente, tra l’altro, dall’amplificazione sonora che un apparecchio acustico potrebbe loro apportare. L’apparecchio acustico amplifica, infatti, sia la soglia di rumore che il livello sonoro della voce della persona che l’utilizzatore dell’apparecchio sta cercando di ascoltare.
I ricercatori conclusero che i livelli di rumore di tutti i ristoranti, ad eccezione di quelli “eleganti”, fossero sufficientemente elevati da interferire con una normale conversazione, sia che i frequentatori avessero o meno un udito non ottimale. Ne scaturì l’esortazione verso tutti i critici gastronomici di seguire l’esempio di alcuni dei loro colleghi, aggiungendo un sistema di valutazione del rumore come criterio standard nelle loro recensioni. Questo avrebbe permesso – e permetterebbe tutt’oggi – ad ognuno di noi, indipendentemente dallo stato del proprio udito, di scegliere un ristorante anche in funzione della sua capacità di offrirci un corretto comfort acustico, oltre che buone pietanze, invece di imporci di tollerare delle disfunzioni ben evidenti. In una parola, è ora che anche i ristoratori pongano attenzione alle nostre orecchie.
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